Il bosco dei campioni
Correndo sulle alture di Bekoji, il villaggio etiope dove ogni ragazzo sogna di vincere un giorno una medaglia olimpica
Ogni mattina a Bekoji tutti i ragazzi dai 12 anni in su si ritrovano in un bosco di eucalipti a 2.800 metri di quota per due ore di allenamento prima della scuola. Da queste montagne a sud di Addis Abeba sono arrivati negli ultimi 25 anni tutti i grandi talenti del fondo e mezzofondo etiope, fino a Kenenisa Bekele e le sorelle Dibaba. A seguirli è da sempre Sintayehu Eshetu, il vecchio «coach», a cui si devono decine di vittorie olimpiche e record mondiali. L’abbiamo seguito per una settimana per scoprire il suo segreto.
L’appuntamento è all’alba in un bosco di eucalipti. Ogni mattina prima delle 7 tutti i ragazzi di Bekoji si ritrovano qui con Sintayehu Eshetu, il coach. Maschi e femmine, dai 12 anni in su, per due ore di allenamento, prima che cominci la scuola, in questo villaggio di montagna, 200 km a sud di Addis Abeba. Venti minuti di riscaldamento, poi altrettanti di esercizi di mobilità, saltelli e allunghi; prima di entrare nel vivo, con corse a inseguimento tra gli alberi e sui dossi, oppure corse calciate e a ginocchia alte, su questi pendii ripidi a 2.800 metri di quota. Lavori muscolarmente molto pesanti, eseguiti anche per 50 minuti di seguito, con cambi di direzione e saliscendi continui, fino alla sfinimento, cercando solo di non rompersi l’osso del collo inciampando in qualche radice.
Sembra quasi un gioco, ma è con questi slalom tra gli alberi che si sono formate generazioni di campioni etiopi di fondo e mezzofondo. A partire almeno da Derartu Tulu, medaglia d’oro sui 10 mila femminili alle Olimpiadi di Barcellona del ‘92; fino a Kenenisa Bekele, l’attuale primatista mondiale sui 5 e 10 mila, e alle sorelle Dibaba – Ejegayehu, Genzebe (detentrice del record del mondo femminile sui 1.500) e Tirunesh (primatista sui 5 mila). Tutti talenti venuti fuori da questo esercito di ragazzini con le scarpe sfondate che ogni giorno il coach allena in questo bosco bellissimo.
Sarà merito dell’altitudine, che aumenta la concentrazione di emoglobina nel sangue; o di una dieta ricca di ferro, visto che la base alimentare qui è costituita esclusivamente da cereali e legumi: certo è che questo villaggio poverissimo in un quarto di secolo ha cumulato la bellezza di dieci ori olimpici e quattordici record del mondo, diventando il principale vivaio etiope di corridori di corse di lunga distanza e maratona.
«Il segreto di Bekoji? È il tempo, il clima mite. Ma ci sono anche altri fattori che aiutano», esordisce Sintayehu, «come la disciplina, la capacità di credere in se stessi, la dedizione e il lavoro duro». «E poi è fondamentale una corretta alimentazione», continua. «Conosce l’orzo? Ecco è anche merito dell’orzo se questi ragazzi corrono veloci». Alla fine di ogni allenamento questo ex insegnante di educazione fisica spiega ai suoi ragazzi l’importanza di mangiare e bere correttamente, e anche di lavarsi. E sceglie poi chi potrà tornare ad allenarsi nel pomeriggio: i fortunati riceveranno per pranzo una zuppa d’orzo e latte pagata con i sussidi federali.
Sintayehu non ha mai ricevuto riconoscimenti dalle autorità etiopi. Però tutti i capifamiglia del villaggio gli riconoscono la capacità di saper scoprire dei talenti: per questo gli affidano i loro figli. Perché la corsa è qui l’unica opportunità di riscatto ed emancipazione. E chi non ce la fa ad emergere con l’atletica è destinato al lavoro nei campi e a un’esistenza di fatiche: al di là di un’agricoltura di sussistenza questi altipiani di terra rossa non offrono altro.
I più bravi tra questi 15-16enni verranno poi mandati ad allenarsi con le società sportive di Asella, il capoluogo della regione Oromia, nella speranza di riuscire a mettersi in luce nelle competizioni più importanti, ad Addis Abeba come all’estero. E il sogno, un giorno, di diventare come Kenenisa Bekele, l’idolo di tutti i ragazzi di Bekoji. Il quale, per inciso, non è poi più tornato nel villaggio, come nota con rammarico Sintayehu, come peraltro nessuno degli atleti che ha fatto fortuna gareggiando all’estero.
Mercoledì 21 novembre 2018
di Sandro Orlando
Fonte: https://www.corriere.it/speciale/sport/2018/etiopia-culla-campioni/